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CATALOGS AND PRESS REVIEW

Updates and news

Publications: Pubblicazioni

SEMBIANZE GENERATIVE IRREVERSIBILI

26 settembre - 25 ottobre 2014

In Sembianze generative irreversibili LC-DDS dipinge l'irreversibile sovvertendo tuttavia la legge propria dell'irreversibilità - che vede lo svolgersi di una trasformazione da uno stato di equilibrio a un altro -  raffigurando una temeraria dissonanza della forma. 
L'artista sviluppa un processo di non ritorno che conduce alla deformazione di ciò che definisce “sembianza”, volutamente privata di quella lievità che nel comune pensiero è inseparabile compagna dell'apparenza. Febbrile nella sua precarietà essa muta, inconsapevole di quale sarà il suo nuovo aspetto.
Sulla tela il contorcere dei corpi viene represso in pose innaturali da un colore steso in pennellate corpose e a rilievo, generando una consistenza materica dalla particolare valenza espressiva, in cui le forme emergono con vigore. È il vigore del cambiamento e dell'ansia che costantemente lo accompagna. 

Nel progetto espositivo concepito dall'artista non esistono trasformazioni reversibili, capaci di riportare un sistema, ambiente o organismo nelle condizioni iniziali, senza che ciò comporti alcun mutamento nel sistema, ambiente, organismo stesso e nell'universo. 
Nelle sue opere il cambiamento non è latore di rinascenza bensì di una lenta e spesso ostile reincarnazione che assume forme inattese, le quali traggono intime suggestioni dalle leggi della termodinamica e dalla cibernetica, partendo dalle ipotesi che vi sia una sostanziale analogia tra i ‘meccanismi di regolazione’ delle macchine e quelli degli esseri viventi.
La metamorfosi fagocita la genesi e sottrae alla forma la memoria di ciò che è stata e, forse, l'utopia di ciò che diverrà. 

Vittima capitale e in ugual modo persecutrice della propria natura è la donna che calca, perentoria, le ruvide superfici delle tele, smerciando armonia in cambio di inquietudine. 
L'artista racconta il femminile con l'apprensione di chi teme lo smarrimento di un'identità che percepisce inefficaci le proprie diversità e si impone una trasformazione dolorosa e inumana, spesso raffigurata dall'artista con la croce, simbolo di sofferenza per eccellenza. 
Il crocifisso diviene emblema di tormento e allo stesso modo di nuova vita. Resurrezione.

Le opere di LC-DDS ritraggono il cambiamento in forme molteplici, private dell'armonia dell'imperturbabile. Non vengono tuttavia svelate, o restano anche a lui sconosciute, le sembianze risorte, risultato conclusivo di una tormentata metamorfosi. 
L'artista genera dunque un quesito senza proporre o suggerire alcuna soluzione, forse perché egli stesso concepisce la metamorfosi come un processo tenacemente, convulsamente inesauribile. 


Elisa Plesnicar

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TACET SIGNA. OMAGGIO A ERNESTO PAULIN-PAOLINI

mercoledì 30 maggio 2018, ore 18.30

Tacet signa, dal latino, va inteso come Norma tacita o Regola tacita ma anche come Segno silenzioso, che forse sarebbe meglio tradotto con Tacet signum.
Il punto è che l’idea parte dal tentare di dare un significato agli elementi grafico pittorici che compongono i quattro ritratti simbolici di Ernesto. Elementi simbolici che appartengono alla natura, che sempre impone le sue regole silenti. Il legno e la corteccia nei quattro lavori sono simboli, segni, regole. Appartengono alla natura di Ernesto, quella da me percepita e intravista osservandolo e conoscendolo (anche se lentamente e da poco tempo).
Due lavori contengono una poesia: nel primo è scritta la poesia di Justo Jorge Padrón, Il domatore, in “Memorie del fuoco – Poesia completa 1966-2000” a pag. 147, vol. 2, Trieste, Il Ramo d’Oro Editore, 2003; nel secondo la poesia di Alberto Caeiro Pessoa (uno degli alter ego di Fernando Pessoa), Quando l’erba crescerà sopra la mia sepoltura…, p. 265, da Gli eteronimi, in “Fernando Pessoa. Poesie”, Milano, Corriere della sera, 2004.
Sono infatti quattro ritratti simbolici, che tentano un racconto di Ernesto, della sua personalità che non può essere messa in luce da un semplice ritratto figurativo. Ma anche un ritratto di elementi simbolici fa fatica: così ho aggiunto le parole, che in qualche misura secondo me parlano di Ernesto.
Forse dovemmo parlare di ritratto mentale, ritratto spirituale e ritratto viscerale, facendo un percorso attraverso l’invisibile sino al visibile, fin dove possibile.

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DELLE PERDUTE COSE.
ANDREMO UN GIORNO PER SPIAGGE SCONOSCIUTE

16 novembre 2018 – 31 gennaio 2019

Della complessità che investe ogni campo della vita attuale, chiunque concorda sul fatto dell'aumento esponenziale futuro.
Che la complessità sia una ricchezza, nel più ampio significato attribuibile, è una considerazione che accomuna la gran parte dell'opinione generale.
Ma in cosa concerne e quale significato abbia il contenuto di tale complessità è il punto sul quale si crea una frattura. Soprattutto sulla visione delle conseguenze che tale complessità riversa sull'umanità.
Si potrebbe dire che di visioni ce ne possono essere molteplici, tante quante sono le differenze della complessità considerata.
Personalmente mi viene di ridurre la questione a due sole visioni possibili e purtroppo contrapposte, anche se qualche impercettibile spiraglio permetterebbe di trovare piccole strade mediane.
Una visione è quella riconducibile all'aumento indefinito di sviluppo incontrollato della produzione e delle risorse (e suo uso), l'altra è quella la cui scelta presuppone una decrescita e un indietreggiamento.

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MUTANT LANDSCAPES. TANGLES OF THE SOUL (ONE)

6 novembre - 22 dicembre 2019

"Galleria Tullio Crali", Gorizia - Atrio del Comune di Mossa - Palazzo De Grazia, Gorizia

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MUTANT LANDSCAPES. TANGLES OF THE SOUL (TWO) - DIARY

6 novembre - 22 dicembre 2019

Il tema riguarda due versanti: da una parte le mutazioni ambientali, sempre più veloci e visibilmente significative; dall’altra i grovigli esistenziali, in modificazione sempre più convulsa. Investe, inoltre, le connessioni tra i due ambiti sia in termini reali, in conflitto o in armonia, che sul piano meta-significativo. 
Le opere presentate sono realizzate attraverso un percorso sia in termini tecnici che semantici.
Sul versante tecnico, la libertà di lavorare lasciata alla materia utilizzata (olio, acqua, trementina, tempera, inchiostro, vernice e altro) è maggiore che in precedenti lavori. Questa serie di opere è più istintiva del solito e al contempo contaminata dalla libertà della materia di lavorare. Quanto si realizza è nella fusione delle libere azioni, della materia e mia. Più che di dipendenza, credo si debba parlare di interdipendenza. Meticciato.

Il conflitto creativo di Salomon Resnik 

«Il conflitto è il primo motore del processo creativo. è sintomo di ricchezza e crescita». Salomon Resnik è uno psicoanalista argentino di novant' anni che ha lavorato con nomi celebri di questa disciplina, da Melanie Klein a Winnicott. Ieri è intervenuto ad Anacapri al Roof del Palace Hotel per l' incontro "Ares: il conflitto estetico", organizzato da Ausilia Veneruso e Riccardo Esposito della Conchiglia Edizioni. Raggiunto al telefono, ha risposto sul tema del confronto di oggi. Con grande affabilità e facendo spesso leva su espressioni poetiche. Professore, il suo contributo al tema conflitti e bellezza? «Per me l' argomento va affrontato partendo dalla problematizzazione dell' esperienza di alcuni pittori. Tra questi Vincent Van Gogh. In alcune sue opere l' opposizione estetica appare in modo consistente, specie nel rapporto tra l' artista e la natura». Qual è il ruolo del contrasto nell' esperienza artistica ed estetica? «è molto importante ed evidente. Da almeno due punti di vista: quello del pittore nei confronti dell' opera, che in una certa misura è un tentativo di sanare o far esplodere le contraddizioni interne. E l' altro, lo sguardo del fruitore. L' arte produce in noi un sentimento estetico, termine che proviene dal greco "istesi", la sensazione. Che non ha sempre a che fare con la bellezza, anzi. La reazione si scatena specie davanti all' immagine orribile». L' ottica dello psicoanalista in queste dinamiche? «Nostro compito è quello di cercare l' altra faccia della luna, la coscienza oscura. L' approccio psicoanalitico va oltre la parte luminosa dell' anima e della mente. Si nutre dello scarto luce-notte o del contrasto tra la forma arcaica e quella attuale dell' inconscio. E tutto ciò ha molto a che vedere con l' arte: diceva Giambattista Vico che il bambino è un poeta, abituato ad esprimersi a partire da metafore e non da parole usuali. Il fondamento dell' esistenza è creativo, dunque conflittuale. Arrivo a dire che chi non soffre di contrasti è vittima di un tipo di dissociazione piuttosto critico». Napoli è città soprattutto conflittuale... «Sono rimasto colpito esteticamente ed emozionalmente dalla città e dai suoi abitanti. Forse anche perché provengo dall' Argentina che ha tante radici nel Meridione d' Italia. Napoli è una dimostrazione della ricchezza nell' alterità, è lo snodo dell' incontro-scontro di tante culture che hanno creato un immenso patrimonio. Gérard de Nerval, un poeta francese, diceva che a Napoli ci si confronta con l' universo. Lo penso anch' io: è straordinaria la quantità di civiltà e di strati sociali che convivono nella sua molteplicità. Anche i miei colleghi mi hanno spesso stupito per la grande spontaneità, l' immediatezza nell' esporsi. Una dote essenziale per chi fa questa professione: dobbiamo essere pronti a cogliere i tanti esseri che vivono in noi». Qual è la sua opinione sulla condizione della psicoanalisi in Italia? «Parto dal fatto che la mia è una disciplina che cerca di trovare una logica in quello che logico non è, introducendo una dimensione di comprensione dell' incomprensibile, come quella del sogno. E quindi necessita di continuo dialogo con la persona, meno di teoria. Ecco, credo che in Italia ancora troppo sia affidato al libro e al convegno e poco al confronto diretto con l' individuo».

GIOVANNI CHIANELLI - 21 agosto 2008 

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/08/21/il-conflitto-creativo-di-salomon-resnik.html 

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